IL CULTO DI SAN FERMO


La tradizione narra diverse leggende su San Fermo, il cui nome è quasi sempre associato a quello di Rustico. In alcuni documenti si parla delle sue origini nordafricane e del martirio avvenuto nel 250 d.C. sotto l’imperatore Decio. Secondo queste fonti, San Fermo morì di fame nei pressi di Cartagine, dove fu sepolto; solo in un secondo momento la sua salma fu riportata in Italia. 
 La “Translatio ss. Firmi e Rustici”, un documento del VIII secolo, riporta invece la storia di due santi di origini bergamasche, cugini e di buona famiglia aristocratica, convertiti al cristianesimo e poi martirizzati sulle sponde dell’Adige per ordine dell’imperatore Massimiano; i loro corpi sarebbero stati poi seppelliti a Cartagine e solo successivamente essi furono riportati in Italia. 


Una terza leggenda, diffusa nella valle Camonica, narra che San Fermo col suo scudiero Rustico, e i suoi fratelli Santa Cristina e San Glisente giunsero nella vallata a seguito di Carlo Magno e qui decisero di divenire eremiti su tre diverse cime. I tre fratelli, prima di lasciarsi, si promisero di comunicare tra loro con un falò ogni sera: per numerosi anni i valligiani assistettero a quei fuochi, fino alla loro morte. Il più longevo, narrano sia stato proprio San Fermo.


Le reliquie dei Santi Fermo e Rustico arrivarono ad Albiate dalla città di Bergamo, per intercessione del Cardinal Federico Borromeo nel 1609. Egli stesso, facendo visita al paese di Albiate, che allora contava ancora meno di mille abitanti, nel 1619 si premurò di dettare le modalità per il culto dei santi: 

“Vogliamo che soltanto nella solennità dei Santi Fermo e Rustico le loro reliquie vengano esposte di buon mattino sull’Altare maggiore della chiesa parrocchiale; si ordini poi la processione ed i sacri Pegni siano recati a spalla da sacerdoti con a lato sei torce accese; dopo i Vespri, con lo stesso ordine, si riportino dal Santuario alla Parrocchiale”.



L’essenza liturgica della festa è rimasta fino ad oggi immutata: l’apertura della Sagra ad agosto si ha con la processione liturgica delle reliquie dei Santi, la prima domenica di agosto. Esse vengono portate a spalla, accompagnate da cilostri, dalla chiesa parrocchiale al Santuario, aperto in occasione della festività. La processione di ritorno delle reliquie avviene con le stesse modalità la prima domenica di settembre, a chiusura del periodo di festa. Il giorno dei santi, il 9 agosto, si hanno le celebrazioni ufficiali in Santuario, che hanno il loro culmine nella Messa Solenne con il “Rito del Faro”: rito di antica tradizione ambrosiana, che prevede, per onorare il Santo Martire patrono della città, il bruciare un pallone di bambagia con simboli del martirio (palme e corone). Questo rito è rimasto in uso solamente, nel territorio brianzolo, nel comune di Albiate.